Qualche amico riunito in una hall di un albergo e un obiettivo molto chiaro: dare seguito al movimento cestistico post stagionale. Questi sono stati i due principali ingredienti che hanno dato vita al Downtown Basketball ad Aprilia, in provincia di Latina.
L’idea era quella di proporre qualcosa di diverso dal solito format del 5vs5, già esasperato nei mesi invernali, e la soluzione non poteva che ricadere sul mix vincente di divertimento e competizione offerto dal 3×3, caratteristiche tipiche del movimento già dal 2012, ovvero l’anno della prima edizione del DTB.
Agli inizi, oltre alla difficile scelta del nome con chiaro riferimento al tiro dalla lunga distanza, Mauro Giancarli trova quella che sarà la loro casa per ben sei edizioni su otto, ovvero il campetto cittadino appena realizzato e accompagnato da una lunga tribuna molto capiente.
I lavori svolti duranti gli anni dai volontari del comitato di quartiere Aprilia Nord, poi, hanno fatto in modo che l’Arena sia diventata una vera e propria bomboniera, dotata di recinzioni, spazi verdi, il tutto sempre molto pulito e ordinato.
L’attenzione e la cura per i dettagli sono un punto di forza già dalla loro prima edizione. Uno degli elementi che sicuramente li ha contraddistinti dagli altri tornei 3×3 è stata l’idea di introdurre, mediante uno staff molto paziente, il sistema delle statistiche: in ogni partita sono stati registrati punti, rimbalzi e assist di ogni singolo giocatore iscritto, riuscendo alla fine a stilare le varie classifiche di “miglior realizzatore”, “miglior rimbalzista” e “miglior assistman”.
Gli anni successivi sono invece il perfetto esempio di come cercare di migliorarsi mantenendo salda la propria identità per iniziare a farsi un nome superando i confini del proprio territorio.
Nel 2015, Mauro esporta il nome DTB anche a Latina, organizzando un vero e proprio circuito coinvolgendo molte realtà provinciali che avrebbero poi confluito, con la loro squadra vincente, ad una sorta di finale regionale ad Aprilia, con l’obiettivo di mandare la squadra migliore alle finali nazionali FISB.
L’anno successivo c’è spazio anche per il femminile mentre le categorie junior e under vengono riconfermate dopo il successo dell’anno precedente. Ad alzare il livello del torneo, ci pensano i giocatori stessi, dando vita a una delle finali migliori tra tutte le edizioni, grazie alla presenza, sul campo, di giocatori professionisti e, soprattutto, subito pronti al ritmo intenso del 3×3.
Come spesso accade, anche lo staff apriliano riconosce la necessità di cambiare location per dare qualcosa in più al torneo. L’idea è sorta per valorizzare ancora di più un’area verde (Parco Friuli) dal grande potenziale, che ha accolto a braccia aperte la manifestazione, donando alla stessa una cornice sicuramente migliore e più funzionale al concetto street.
Infine pare d’obbligo citare l’enorme lavoro svolto da Mauro Giancarli, non soltanto come fondatore del Downtown Basket, ma come parte attivissima che ogni anno contribuisce alla crescita del movimento 3×3 in tutta Italia.
Oltre a essere referente regionale per conto di FISB da ormai parecchi anni, ha creato un team omonimo al suo torneo che, l’anno scorso, ha preso parte al primo Pro Tour italiano di tre contro tre, riuscendo a strappare buoni risultati sul campo e anche molte simpatie sui social.
Dunque, se grazie alla loro nome, sappiamo da dove sono partiti, è lecito aspettarsi che il futuro, in quel di Aprilia, possa riservare ancora numerose sorprese.
Andrea Antoniotti
Non siamo a New York e non c’è nessun aneddoto di Earl Manigault da raccontare. In Piemonte, la parola “The Goat”, rimanda molto più facilmente allo storico torneo organizzato in provincia di Torino da addirittura 8 anni.
Il primo motivo che ha reso questo evento tra i più longevi in zona, è sicuramente la ricerca costante di trovare ogni anno qualcosa da migliorare rispetto all’edizione precedente. Il triplice cambio di location ne è una prova lampante.
Per Carlo Sardella e il suo staff, tutto ebbe inizio in un campetto a Orbassano, sempre in provincia di Torino, per poi spostarsi lungo la cintura del capoluogo, passando da un centro privato che poteva ospitare fino a sei metà campo e infine arrivando a montare i campi in una delle principali piazze di Rivalta di Torino.
Anche sui campetti marchiati “The Goat” si gioca per divertirsi, ma quando si vince, ci si diverte sicuramente di più, e i ballers che si presentano a questo torneo, lo sanno bene.
Dalla prima edizione, una formula sempre precisa e un regolamento ufficiale sempre aggiornato con i cambiamenti che il 3×3 ha subito nel corso degli anni, hanno garantito un alto livello di competizione che ha attirato l’attenzione dei migliori giocatori in regione.
La crescita a inizio decade del movimento cestistico all’ombra della Mole Antonielliana, ha portato un aumento a cascata del livello di giocatori e società, così come molti ballers hanno deciso di sfruttare la vetrina di vari tornei prestigiosi per poter strappare un contratto migliore nel campionato di 5vs5.
“The Goat Streetball” rientra certamente tra le migliori vetrine sotto questo aspetto, riuscendo a farsi conoscere grazie anche agli ottimi risultati ottenuti dalle sue squadre alle finali nazionali.
Lo staff rivaltase non ha comunque dimenticato l’importanza di dover puntare con le stesse energie su qualità e quantità.
Ne è a dimostrazione l’edizione del 2017, con 54 squadre iscritte, 6 metà campo a disposizione e un numeroso pubblico che, oltre a seguire l’andamento del torneo sempre più avvincente man mano che ci si avvicinava alle finali, si è lasciato trascinare dall’energia di un inedito Slam Dunk Contest dove vi hanno preso parte emergenti dunker locali.
Numeri importanti che, di riflesso, hanno contribuito alla crescita di una categoria che spesso in molti si dimenticano: gli arbitri. Al “The Goat” la priorità è stata sempre quella di avere arbitri ufficiali con una conoscenza completa del regolamento, sapendo che l’esperienza sul campo e il confronto con i giocatori, sono i modi migliori per garantire un percorso di qualità anche a loro.
Per il futuro, i dubbi sono pochi e le idee sono chiare. Carlo ha sempre seguito con attenzione ogni piccolo passo del movimento 3×3 in Italia, con la convinzione di poter raggiungere importanti risultati promuovendo il basket di strada come la nuova disciplina che esordirà alle Olimpiadi di Tokyo.
Lo spirito di aggregazione e l’atmosfera streetball vengono di conseguenza, grazie al desiderio di molti giocatori che, dopo nove mesi chiusi in palestra, preferiscono conoscersi meglio stando seduti sotto un albero e bevendo una birra fresca dopo aver appena giocato.
Andrea Antoniotti
Domenica, ore…
00:00 – dichiari l’ultima bevuta della serata, domani hai il torneo per cui ti sei preparato tutta la settimana.
00:01 – è il compleanno del cugino dello zio del nonno del barista, giro offerto.
01:00 – hanno offerto tutti un giro, tranne te.
01:10 – non ti sei portato troppi soldi dietro perché ti serviranno domani per l’iscrizione e il pranzo.
01:15 – ti sei portato il bancomat.
04:00 – dichiari l’ultima bevuta. Della vita. Lo fai sempre dopo il quinto gin tonic.
08:30 – suona la sveglia.
08:35 – suona il telefono.
08:40 – suona il citofono.
09:00 – senza dare risposte, sei salito in macchina con i tuoi compagni, con tutto il necessario: infradito, cuscino, occhiali da sole e lo stesso zaino con la roba dentro dall’ultimo torneo.
09:20 – dopo una rapida colazione, siete finalmente in viaggio. Durata prevista: 45 minuti.
09:30 – si apre il check-in. Alle 10:00 la prima partita.
09:35 – “Guarda ci dispiace un casino ma siamo in ritardo, abbiamo bucato una gomma”. “Che sfortuna, è il quarto anno di fila che vi succede, sempre la mattina del nostro torneo.”
10:00 – In qualche modo arrivi puntuale, paghi l’iscrizione, ripassi il regolamento, ti cambi velocemente a bordo campo, preparandoti al primo momento più difficile della giornata.
10:01 – ti togli gli occhiali da sole.
11:30 – recuperi finalmente la vista.
11:35 – ti raccontano che avete perso la prima, vinto la seconda contro una squadra di under 14, sei a 0/18 dal campo e hai lasciato lo zaino con l’acqua fresca sotto il sole.
12:30 – inaspettatamente il pranzo è offerto dal paninaro sponsor dell’evento. Il menù recita: panino cotto e cipolla, panino salame e cipolla, panino vegetariano con doppia cipolla. Al primo boccone di cipolla che mandi giù, il terzo e il quarto gin tonic vengono a chiederti cosa c***o ti è passato per la testa.
14:00 – l’ora più calda del giorno, la lattina ghiacciata di coca appena finita, un panino da digerire, un paio di gazeboo che fanno ombra, l’odore di cipolla sotto quei gazeboo, potrebbe andare peggio…
14:30 – giochi la prossima partita tra mezz’ora ed è decisiva per passare il girone, non poteva andare peggio.
15:00 – finalmente ti ricordi, insieme ai tuoi compagni, che sei campione in carica di quel torneo da 3 anni di fila. Vincete 21-8.
16:00 – festeggiate il passaggio del turno con una pinta di bionda fresca ciascuno. Il quinto gin tonic, spalleggiato dai due chupitos, ti chiede se per caso ti sei anche bevuto il cervello.
18:00 – ottavi di finale in scioltezza, quarti di finale con qualche difficoltà, semifinale vinta al supplementare, dopo averla pareggiata allo scadere e vinta nell’overtime con una bomba di tabella.
18:01 – scopri che gli ultimi avversari che hai incontrato, questa domenica, probabilmente non andranno a messa.
18:30 – inizia la quarta finale consecutiva. Non ti senti per nulla appagato, vuoi vincere anche quest’anno.
18:31 – scegli il possesso al supplementare, visto com’è andata in precedenza. 4-0 di parziale per gli avversari, non il migliore degli inizi.
18:33 – 7-2. Sempre peggio, le gambe non rispondono, i riflessi sono lenti, i tuoi compagni che sanno che hai fatto serata, iniziano a guardarti male.
18:34 – 8-6. In piena rimonta. Hai iniziato a fare quello sai fare meglio. Stare in panchina.
18:36 – 14 pari. Difesa, rimbalzi, energia, sai benissimo che la si può vincere così. Cioè tirando da 2, perché vale doppio.
18:38 – Entrambe le squadre in bonus. Energie finite da entrambe le parti. Poi l’illuminazione, tra gli arbitri della partita, c’è quel ragazzo a cui, in una partita di campionato, avevi fatto sinceri complimenti per il suo operato.
18:39 – penetrazione, fallo, due tiri. Finta, contatto minimo, canestro e fallo, altri due tiri. Tiro da fuori per chiuderla, andrà corto di almeno un metro, svenimento immediato dopo il tiro. Fallo. Due tiri.
18:40 – 21-16. Game, set and match. E, per la precisione, vittoria del torneo per il quarto anno di fila.
19:00 – Premiazioni. Ai terzi classificati una vigorosa stretta di mano da tutto lo staff. Ai secondi un buono da 50€ su una spesa di almeno 480€ al negozio di ferramenta di zona. A voi che avete vinto, cassa di birra e quattro buoni gratis dal paninaro che c’era a pranzo. Il premio per l’MVP, che ovviamente non sei tu, un ruotino di scorta per la macchina…
19:30 – decidete che, per festeggiare, le birre vanno aperte subito. Stavolta è il fegato che si presenta da te con un avvocato.
20:00 – la doccia che avete potuto fare nella palestra vicino al campetto, vi risparmia un lungo viaggio in apnea. Il ghigno che hai mentre ti addormenti in macchina, è per esserti ricordato, la mattina, le infradito e il cuscino.
22:00 – Gambe, braccia e testa vi porterebbero dritti a casa a distendervi su un letto. L’adrenalina post torneo, invece, vi porta al solito bar per vantarvi con gli amici.
22:05 – un flash improvviso ti porta a realizzare quanto fatto nelle ultime 22 ore. Stavolta non sono i gin tonic, nemmeno i chupitos, il fegato e i muscoli rimangono dove sono. Salta fuori quella piccola parte di orgoglio, piccola perché nata soltanto quando ha scoperto questo mondo, ti da un paio di pacche sulla spalla, dicendoti: “tranquillo, lo sai anche tu, passeresti ogni giorno così, perché ami questo sport.”
22:06 – Ti interrompe il portafoglio: “tranquillo, lo sai anche tu, non arriveresti a metà mese”.
23:59 – dichiari l’ultima bevuta della serata, domani hai la presentazione a lavoro per cui ti sei preparato tutto un mese.
00:00 (del lunedì) – è il compleanno del barista…