È normale, prima di tutto, pensare al perché non se ne parla da parecchio tempo.
È normale, come prima risposta, pensare alla pandemia e a tutto ciò che ne sta conseguendo negli ultimi mesi, in tutto il mondo, in tutti gli sport.
È vero, ma non ci basta. I limiti che ostacolano la diffusione del 3×3, soprattutto in Italia, sono ancora molti, al pari, quantomeno, dei potenziali fattori che potrebbero invece spianare la strada a questa strana versione, ma sempre più apprezzata, della pallacanestro.

Bisogna quindi tornare a parlarne, a discuterne, a progettare il futuro di qualcosa pronto ad esplodere, con il dubbio sul “quando” e non sul “se”.
E bisogna farlo guardando, leggendo, scherzando con le persone che conosciamo da tanto tempo ed appassionando nuovi possibili addetti ai lavori, il tutto con un bicchiere di vino rosso, che adesso fa più stagione della birra.

Perché non ci siamo dimenticati come si fa.

Vivere il 3×3 è un po’ come andare in bici, basta imparare la prima volta, poi non ti dimentichi più come si fa. Puoi cadere qualche volta, così come puoi riuscire ad andare senza mani e in ogni caso, inizierà a piacerti fin da subito.
Un’estate a stare fermi non significa aver dimenticato come si organizza un torneo, come lo si gioca e in generale come lo si vive. Gli anni passati, erano proprio i mesi di novembre e dicembre dove si cercava di prendere una pausa dal pensiero fisso in testa di quel basket giocato a metà campo. Con lo scatto dell’anno nuovo, iniziava il nostro calendario dell’avvento dove sui social e con il passaparola tra colleghi, uscivano, poco alla volta, le novità su quella che sarebbe stata la stagione estiva dei tornei.
Quest’anno, di tempo per non pensare al 3×3, ne abbiamo avuto fin troppo, e di tempo per organizzare qualcosa la prossima estate, potrebbe servicene molto di più, poiché l’incertezza su molti aspetti sarà ancora padrona almeno nei primi mesi del 2021.
E dato che non ci siamo dimenticati come si fa, parliamone, ora.

Bayer FISB italian tour 2019

Perché il 3×3 sarà anche un altro sport, ma è pur sempre basket.

E il basket ci piace davvero un sacco. Ce ne siamo accorti ancor di più quest’anno, che ce l’hanno tolto per molto tempo, dappertutto, da giocare e da vedere. Poi è tornato, a singhiozzo, lentamente, con pochissime certezze, ancor meno privilegi rispetto ad altri sport, e soprattutto con quel velo di paura del possibile contagio del virus.
La passione però è rimasta intaccata e la voglia di giocare ci fa resistere a fatica dallo stare lontano dal campo; quando ci si avvicinerà pian piano alla normalità, anche nel mondo sportivo, il desiderio di passare del tempo con una palla in mano e qualche amico, sarà ancora più forte degli anni precedenti.
Dobbiamo dunque arrivare preparati a quel momento e non possiamo fingere che il 3×3 non esista, ma nemmeno darlo per scontato.
Il 3×3 svolgerà infatti un ruolo fondamentale nella ripresa della pallacanestro in generale, dai “minors” in astinenza ai professionisti in cerca di visibilità, da chi vuole tornare a vivere l’aria di festa di un torneo a chi necessita nuove sfide e competizioni per alzare il suo livello di gioco.
Dobbiamo arrivare preparati, appunto… Quindi parliamone, ora.

Bayer FISB italian tour 2019

Perché ci ricordiamo dove eravamo rimasti?

Era inizio marzo, del Covid si capiva ancora ben poco e la nostra ingenuità non ci faceva presagire il peggio (sportivamente parlando).
Tipo l’annullamento delle olimpiadi.
Ad inizio marzo, eravamo ancora tutti convinti di vedere l’esordio del 3×3 a Tokyo, con 8 nazionali maschili e 8 nazionali femminili. Prima del grande evento, dovevamo sapere chi ne avrebbe preso parte; due tornei di qualificazione avrebbero regalato gli ultimi biglietti per il Giappone e la nostra compagine femminile partiva come quarta testa di serie al primo pre-olimpico in programma. Un’impresa sicuramente difficile già soltanto per la pressione che mettono quei cinque cerchi colorati, ma sicuramente non proibitiva per una nazionale che è già salita una volta sul tetto del mondo, e nemmeno troppo tempo fa.
Insomma, eravamo rimasti bene, molto bene, quasi oltre le nostre aspettative, se pensiamo da dov’è partito il nostro movimento qualche anno fa, e in linea con il nostro orgoglio, se pensiamo a quanta passione hanno dedicato alcune persone.
Quindi ripartiamo da lì, e puntiamo in alto, perché abbiamo avuto parecchi mesi per sognare e fissare il vuoto dal nostro balcone di casa, e ne avremo altrettanti per trasformare quei sogni in qualcosa di concreto.
Come si fa? Non saprei, ma parliamone, ora.

La nostra nazionale diventata campione del mondo, a Manila, nel 2018.
(Foto da fiba3x3.com)

Perché in realtà non è rimasto proprio tutto fermo.

Qualche temerario si è visto anche quest’anno. I “semper fidelis” del nostro movimento si sono visti sul campo nelle poche occasioni offerte da altrettanti temerari organizzatori che sono riusciti a non far perdere del tutto le nostre abitudini estive.
Lo stesso ha fatto FIBA, riuscendo a tenere in piedi 4 tappe master che hanno decretato i 12 team che parteciperanno alle finali a Jeddah il 18 e il 19 dicembre.
Per non tradire le aspettative di questo sport, le sorprese non sono mancate, come gli ottimi piazzamenti dei team lituani (Utena e Sakiai), o un particolare cambio di rotta del metro arbitrale che ha visto molte partite con il bonus falli esaurito nella prima metà gara. Ci sarebbero molti spunti tecnici e di sviluppo delle squadre che andrebbero approfonditi, e indovinate un po’ cosa bisognerebbe fare affinché ciò avvenga.
Già, parlarne.
Ma non ora, prima vado a rivedere ancora una volta come Riga si è portata a casa il master di Doha…

L’esultanza del team Riga, al master di Doha.
(Foto da fiba3x3.com)

Perché male non fa.

Anzi…
Con buona probabilità, la maggior di voi che sta leggendo questo articolo, ha scoperto il 3×3 partecipando ad un torneo vicino a casa, dopo le richieste insistenti di un vostro caro amico che non ha mai giocato a basket, ma a cui piace un sacco bere birra e prendere il sole facendo sport, soltanto perché diventa una scusa buona per bere altra birra.
Avete approcciato questo mondo con il giusto mix di spensieratezza e agonismo, bilanciando sempre le delusioni per un risultato mancato, con il piacere per aver conosciuto nuove persone appassionate almeno quanto voi. L’avete fatto mettendovi in gioco e rischiando grosso, perché almeno una volta avete rinunciato ad una vacanza con gli amici o al week end di coppia organizzato da tempo, il tutto per uscire in semifinale dopo un supplementare perso per una bomba di tabella.


Sono forse proprio quei ricordi e quelle sensazioni che più ci mancano, che ci rallegravano una chiacchierata tra amici, e mai come in questo periodo, abbiamo bisogno di qualcosa che faccia stare bene, che non ci appesantisca troppo la testa, già piena di preoccupazioni, e che ci strappi un sorriso, che diventa quasi una risata, mentre pensiamo a ciò che abbiamo fatto e che ancora potremo fare.

Brent

Il classico esempio di torneo 3×3, che non si concentra soltanto sullo sport giocato,ma che coinvolge molte realtà per creare un evento unico, lo troviamo tutte le estati, da ormai 7 anni, a Castelfiorentino.
Il piccolo comune in provincia di Firenze conta a malapena 18.000 abitanti, ma Camilla Trillò e il suo staff portano, nel campetto principale della città, una festa che dura addirittura 4 giorni, che attira ragazzi e ragazze di tutte le età e tutte le categorie, che punta a far appassionare i giovani, e proprio grazie a tutto ciò, negli ultimi anni è diventato un importante punto di riferimento dello streetball italiano.

“Stelle del Piazzale” fa esordire il primo giorno le categorie minibasket e over 40, nei giorni successivi lascia spazio alle categorie principali, ovvero senior maschile e senior femminile. Da qualche anno, in pieno stile fiorentino, le due fazioni storiche che dividono la città, si giocano il titolo di “Stelle del Castello”, dove le squadre sono composte da bambini, under, uomini e donne. Anche la sera non ci si annoia mai, dalla silent disco alle esibizioni di basket freestyle e di school dance, i castellani hanno così un punto di ritrovo dove hanno la certezza di trovare qualcosa di diverso dal solito.

Come ogni progetto ambizioso che si rispetti, anche Camilla raggiunge un importante punto di svolta, precisamente nel 2017, ovvero quando decide di creare da zero un’associazione di promozione del 3×3 nel suo territorio.
Il primo passo con la nuova “ASD Stelle del Piazzale”, è di spostare l’evento dalla piazza della città, ad un campetto ristrutturato e ridisegnato ad hoc per l’evento, rinominandolo “Arena delle Stelle”.
La cura dei dettagli e l’attenzione per ciò che fa da contorno al torneo, rimangono sempre un punto di forza dello staff che, con una buona dose di fantasia, decide di costruire un “Forza 4 streetball”.
Le regole del gioco sono semplici e all’apparenza può sembrare abbastanza facile fare canestro in uno dei sei anelli, per questo è proprio la direzione del torneo a suggerire di affrontare una sfida dopo un paio di birre ghiacciate, potendola rendere certamente molto più originale!

Se l’intrattenimento non sembra mai mancare, sopratutto per chi è soltanto di passaggio o non ha grandi ambizioni sul campo, il livello di competizione ha sempre viaggiato di pari passo con gli standard nazionali più alti.
In poche edizioni, Castelfiorentino ha attirato l’attenzione di molti tra i migliori ballers italiani, riuscendo sempre a presentare compagini ambiziose alle finali nazionali di 3×3.

Il merito va soprattutto a Camilla e al suo staff, che sono stati al passo con i tempi, che hanno contribuito alla crescita del movimento streetball, che hanno promosso il loro evento con la consapevolezza di poter offrire un palcoscenico di alto livello per chi vuole cimentarsi con i migliori.
Tutto ciò, senza mai dimenticare l’importanza di saper coinvolgere persone che conoscono questo sport da poco tempo e che ancora lo vedono come il “fratellastro” appena nato della pallacanestro 5vs5.
Determinazione sul campo e spensieratezza appena fuori, un mix perfetto che ha fatto appassionare davvero tutti, grandi e piccini, amatori e professionisti, castellani e forestieri.

Andrea Antoniotti

Domenica, ore…
00:00 – dichiari l’ultima bevuta della serata, domani hai il torneo per cui ti sei preparato tutta la settimana.
00:01 – è il compleanno del cugino dello zio del nonno del barista, giro offerto.
01:00 – hanno offerto tutti un giro, tranne te.
01:10 – non ti sei portato troppi soldi dietro perché ti serviranno domani per l’iscrizione e il pranzo.
01:15 – ti sei portato il bancomat.
04:00 – dichiari l’ultima bevuta. Della vita. Lo fai sempre dopo il quinto gin tonic.
08:30 – suona la sveglia.
08:35 – suona il telefono.
08:40 – suona il citofono.
09:00 – senza dare risposte, sei salito in macchina con i tuoi compagni, con tutto il necessario: infradito, cuscino, occhiali da sole e lo stesso zaino con la roba dentro dall’ultimo torneo.
09:20 – dopo una rapida colazione, siete finalmente in viaggio. Durata prevista: 45 minuti.
09:30 – si apre il check-in. Alle 10:00 la prima partita.
09:35 – “Guarda ci dispiace un casino ma siamo in ritardo, abbiamo bucato una gomma”. “Che sfortuna, è il quarto anno di fila che vi succede, sempre la mattina del nostro torneo.”

10:00 – In qualche modo arrivi puntuale, paghi l’iscrizione, ripassi il regolamento, ti cambi velocemente a bordo campo, preparandoti al primo momento più difficile della giornata.

10:01 – ti togli gli occhiali da sole.
11:30 – recuperi finalmente la vista.
11:35 – ti raccontano che avete perso la prima, vinto la seconda contro una squadra di under 14, sei a 0/18 dal campo e hai lasciato lo zaino con l’acqua fresca sotto il sole.
12:30 – inaspettatamente il pranzo è offerto dal paninaro sponsor dell’evento. Il menù recita: panino cotto e cipolla, panino salame e cipolla, panino vegetariano con doppia cipolla. Al primo boccone di cipolla che mandi giù, il terzo e il quarto gin tonic vengono a chiederti cosa c***o ti è passato per la testa.
14:00 – l’ora più calda del giorno, la lattina ghiacciata di coca appena finita, un panino da digerire, un paio di gazeboo che fanno ombra, l’odore di cipolla sotto quei gazeboo, potrebbe andare peggio…
14:30 – giochi la prossima partita tra mezz’ora ed è decisiva per passare il girone, non poteva andare peggio.
15:00 – finalmente ti ricordi, insieme ai tuoi compagni, che sei campione in carica di quel torneo da 3 anni di fila. Vincete 21-8.
16:00 – festeggiate il passaggio del turno con una pinta di bionda fresca ciascuno. Il quinto gin tonic, spalleggiato dai due chupitos, ti chiede se per caso ti sei anche bevuto il cervello.
18:00 – ottavi di finale in scioltezza, quarti di finale con qualche difficoltà, semifinale vinta al supplementare, dopo averla pareggiata allo scadere e vinta nell’overtime con una bomba di tabella.
18:01 – scopri che gli ultimi avversari che hai incontrato, questa domenica, probabilmente non andranno a messa.
18:30 – inizia la quarta finale consecutiva. Non ti senti per nulla appagato, vuoi vincere anche quest’anno.

18:31 – scegli il possesso al supplementare, visto com’è andata in precedenza. 4-0 di parziale per gli avversari, non il migliore degli inizi.
18:33 – 7-2. Sempre peggio, le gambe non rispondono, i riflessi sono lenti, i tuoi compagni che sanno che hai fatto serata, iniziano a guardarti male.
18:34 – 8-6. In piena rimonta. Hai iniziato a fare quello sai fare meglio. Stare in panchina.
18:36 – 14 pari. Difesa, rimbalzi, energia, sai benissimo che la si può vincere così. Cioè tirando da 2, perché vale doppio.
18:38 – Entrambe le squadre in bonus. Energie finite da entrambe le parti. Poi l’illuminazione, tra gli arbitri della partita, c’è quel ragazzo a cui, in una partita di campionato, avevi fatto sinceri complimenti per il suo operato.
18:39 – penetrazione, fallo, due tiri. Finta, contatto minimo, canestro e fallo, altri due tiri. Tiro da fuori per chiuderla, andrà corto di almeno un metro, svenimento immediato dopo il tiro. Fallo. Due tiri.
18:40 – 21-16. Game, set and match. E, per la precisione, vittoria del torneo per il quarto anno di fila.


19:00 – Premiazioni. Ai terzi classificati una vigorosa stretta di mano da tutto lo staff. Ai secondi un buono da 50€ su una spesa di almeno 480€ al negozio di ferramenta di zona. A voi che avete vinto, cassa di birra e quattro buoni gratis dal paninaro che c’era a pranzo. Il premio per l’MVP, che ovviamente non sei tu, un ruotino di scorta per la macchina…
19:30 – decidete che, per festeggiare, le birre vanno aperte subito. Stavolta è il fegato che si presenta da te con un avvocato.
20:00 – la doccia che avete potuto fare nella palestra vicino al campetto, vi risparmia un lungo viaggio in apnea. Il ghigno che hai mentre ti addormenti in macchina, è per esserti ricordato, la mattina, le infradito e il cuscino.
22:00 – Gambe, braccia e testa vi porterebbero dritti a casa a distendervi su un letto. L’adrenalina post torneo, invece, vi porta al solito bar per vantarvi con gli amici.
22:05 – un flash improvviso ti porta a realizzare quanto fatto nelle ultime 22 ore. Stavolta non sono i gin tonic, nemmeno i chupitos, il fegato e i muscoli rimangono dove sono. Salta fuori quella piccola parte di orgoglio, piccola perché nata soltanto quando ha scoperto questo mondo, ti da un paio di pacche sulla spalla, dicendoti: “tranquillo, lo sai anche tu, passeresti ogni giorno così, perché ami questo sport.”
22:06 – Ti interrompe il portafoglio: “tranquillo, lo sai anche tu, non arriveresti a metà mese”.
23:59 – dichiari l’ultima bevuta della serata, domani hai la presentazione a lavoro per cui ti sei preparato tutto un mese.
00:00 (del lunedì) – è il compleanno del barista…